"Fucking Banksy!" è quello che più o meno tutto il mondo creativo newyorkese, e in particolare quello legato alla street art, sta dicendo in questi giorni.
A New York, in una città dove essere un giovane artista significa spesso nient'altro che rispondere a un format preciso (casa-studio in un loft più o meno grande in Brooklyn Dumbo o Williamsbourg o Bushwick, opere rigorosamente figurative post-Warhol o post-Basquiat o Graphic design friendly, a basso contenuto emotivo o sociale o qualsiasi altra cosa che non siano colori spappolati qua e là e dripping anyway...) il nuovo progetto di Banksy, quello di auto-organizzarsi una "residenza artistica" in NYC senza togliersi il cappello davanti a nessuna istituzione, arriva come una ventata di aria fresca.
Secondo solo a Papa Francesco in quanto a capacità comunicativa, dal suo sito, citando addirittura Cezanne, "All pictures painted inside, in the studio, will never been as good as those done outside" Banksy annuncia, intitolandola "BETTER OUT THAN IN, an artistic residency in the streets of New York" la sua permanenza in città, pubblicando una nuova opera al giorno. Almeno a oggi, 5 ottobre.
Ogni opera è corredata da un numero di telefono al quale risponde una voce che, in stile audio-guida museale, racconta il lavoro.
Le opere sono ovviamente abusive, e questo risulta particolarmente interessante data la tendenza mondiale che vede molti street artist lavorare soprattutto in spazi autorizzati.
La prima opera, tipicamente in stile Banksy (stencil bianco e nero con due monelli che interagiscono con un cartello recante la scritta "Graffiti is a crime") ha avuto un successo strano, che lì per lì ha quasi fatto pensare a un floop, come se la sofisticata NewYork si burlasse del blasonato Banksy: prima è sparito il cartello (sul quale c'era parte del disegno) giustamente rubato, dato il suo valore; poi il disegno è stato vandalizzato e infine cancellato.
Poi, il giorno dopo, puntuale, il secondo pezzo, poi il terzo, il quarto e oggi il quinto, (un'importante installazione allestita su un camion furgonato itinerante) che lascia pensare a un crescendo inarrestabile di fronte al quale i coccolati street artist newyorkesi non possono che scuotere la testa e, sorridendo, esclamare "Fucking Banksy!".
Tocca ingoiare l'invidia e ammettere che, dopo più di dieci anni fama, il bambino cattivo dimostra una rara capacità nello stare con un piede dentro e uno fuori, un'abilità nel seguire le logiche del Branding tale da fare invidia all'ufficio marketing di American Apparel, (logiche seguite con tanto rigore da assumere un significato eretico) nel suo sapersi gestire come una azienda anonima con profitti, lavoratori e campagne pubblicitarie, nel suo saper conservare un'ironia roots da graffitaro old school, e soprattutto nella sua capacità di creare opere che trascendono il figurativo e l'esercizio di stile, andando ben oltre la stampa di uno stencil sul muro.
Non si può non tenere conto della sua lezione: se vuoi fare una cosa la puoi fare, con o senza l'aiuto delle istituzioni, basta che non perdi di vista la tua mission, punto.
Intanto che addetti ai lavori, curiosi e forze dell'ordine sono intenti nella caccia al tesoro, in città siamo in attesa della prossima opera, se mai arriverà, visto che non si può escludere un cambio di programma, uno spostamento trasversale, una nuova burla.
Mimmo Rubino, da New York
The street is in play - 1 ottobre - Manhattan, New York
THIS IS MY NEW YORK ACCENT, Westside, New York
You complete me... Midtown, New York
Random graffiti given a Broadway makeover (an ongoing series). Delancey, Bushwick, Williamsburg, New York.
A New York delivery truck converted into a mobile garden (includes rainbow, waterfall and butterflies). All City, New York