I paradisi artificiali

Quanto più l'economia contemporanea costringe gli uomini a vivere separati e quindi in debito di realtà, tanto più questa abnorme opera d'arte planetaria, mimetica come nessuna ha potuto essere prima, restituisce ai suoi consumatori il sapore di una realtà più vera del vero, da cui mani esperte hanno abolito le sorprese incoerenti,
stonate. Così succede nei mondi romanzeschi. Solo che qui il demiurgo non è il singolo romanziere, ma è l'anonimo meccanismo produttivo.
Noi italiani godiamo di un privilegio di cui stentiamo a renderci conto: uno dei nostri leader è al centro del più grande esperimento della storia mondiale; la smetta la sinistra di protestare scioccamente, gridando al peronismo e al regime - cerchi invece di aiutarlo, il nostro infantile Mutante, maestro di surrealismo di massa, il nostro Guitto Presidente, a non commettere gli errori a cui lo induce la sua debolezza di carattere.
L'artista italiano (ma svizzero d'adozione) Gianni Motti ha ottenuto tramite amicizie il grasso che Silvio Berlusconi si era fatto asportare durante l'ultima liposuzione ai fianchi, e con questo grasso ha creato una saponetta bianca, asettica, a forma di parallelepipedo, che ha donato all'Art Forum di Basilea. Berlusconi è il primo capo di Stato che abbia da vivo una parte del suo corpo esposta in un museo.
Dove lo troviamo un altro leader che sia insieme il Capo di tutte le televisioni, e che sia disposto a immolarsi nella prova di fusione tra mediatizzazione del corpo stesso e un superstite diritto dei telespettatori a rimanere uniti in un consorzio civile?
[Walter Siti - Troppi Paradisi]