Mia Lecomte

BARBAPAPÀ
Risale a se stesso da una sua curva rosa
e riprende lentamente figura di padre dopo
essere stato argano, chiodo, stivale
muro su muro su muro su muro
il filo di fumo agganciato al bottone
ritorna informale al suo seme inumano
lui che è stato orso, passero, anguilla
moscone, lucertola, un certo germe ghepardo 
e la sua azione più di una volta risibile
riacquista famiglia da maschio
con moglie nerissima più figli di sette colori
ma ormai è stato orecchio, fronte, torace
un gluteo gemellato a quell'altro, il ginocchio
piegato sull’alluce, il mignolo, un pelo ritorto 
da pubico, la voce sopra il labbro nasale
ritrova se stesso nel suo nome confetto 
ricoperto in più strati di rosa e usa argomenti
mutevoli per dare ai suoi cari l'idea di un'ipotesi 
flaccida che bisogna in tutti i modi disperdere
nei passaggi prodigarsi a disperdere ancora.