PRIVATO

Quanto tempo ho passato con Stefano Boring, quanto l'ho amato, quanto l'ho odiato!
Ieri è uscito un suo libro, si intitola "Privato", che di per sé è già una poesia. Andate oltre il titolo e anche voi lo amerete o lo odierete senza mai pentirvi di averlo voluto conoscere.
Infondo se non sapete chi sia Stefano Boring un po' vi invidio, vi invidio il gusto di incontrarlo per la prima volta.


"È l’omicidio, quello che contemplo, un omicidio.
Quando ero bambino solo il termine mi faceva rabbrividire, era come una parolaccia; o meglio, non è del tutto esatto, non era una parolaccia, ma una di quelle parole bandite dal vocabolario di gente perbene perché hanno un chiaro rimando a qualcosa di osceno e ovvio, osceno perché troppo ovvio e troppo evidente. L’omicidio era, quindi, per me già da giovanissimo un pensiero che mi faceva arrossire, arrossire come i racconti di mia madre sulle mie lunghe sedute in bagno. Quei racconti inopportuni e privati che usava sfoderare durante i pranzi di famiglia e che mi facevano quasi sempre pentire di avervi preso parte. Avvertivo poi la naturalezza con cui i presenti prendevano parte ai miei più intimi segreti venduti per nulla da quella cagna di mia madre, la naturalezza con cui i presenti la lasciavano terminare. Dentro di me inorridivo, come poteva un essere adulto non sentirsi profondamente offeso da chi gli ricordava senza mezzi termini l’animale che era, da chi sapeva raccontare l’essere umano soltanto tramite gli orrori dell’espletazione dei suoi bisogni primari. In seconda istanza non vedevo in nessuno la comprensione che in quel preciso istante mia madre, cooperante per la tutela dei diritti internazionali, stesse violando un mio diritto elementare. Allora pensavo che le motivazioni che portassero la cagna a comportarsi così durante i pranzi di famiglia non fossero poi molte, e avessero le radici nel suo tristemente noto a tutti scudo personale, ossia un non meglio denominato esaurimento nervoso. Ora sono portato a pensare che le ragioni andassero invece ricercate nell’assenza di uno spazio privato in quella mezza persona che mia madre era e nella sua incapacità a gestirsi, a gestire le sue emozioni, le sue parole, i suoi gesti, tutto.Sopprimere un essere umano…attraverso l’uso di un’arma mi avrebbe fatto rabbrividire, ma io non sarei stato così sleale, non avrei colpito nessuno, di nascosto, alle spalle servendomi della superiorità conferitami dalla forza di un mezzo" [Privato, Stefano Boring, Ibiskos Editrice Risolo]