Gianni Motti, CERN, maggio 2005



Arte è fare, frequentare, conoscere, camminare...
Avete mai avuto l'occasione di camminare per 27 chilometri descrivendo un cerchio perfetto? Credete possa essere un'esperienza appagante? Credete che all'arrivo siate gli stessi che alla partenza?

Alla ricerca dell'Anti-Motti
La base scientifica del CERN è un pilastro della scienza mondiale, qui, tra premi Nobel e attrezzature da fantascienza, si studiano le parti infinitamente piccole della materia, qui si dimostrano le teoria più avanzate riguardanti l'universo.
Cosa ci fa' un artista in questo luogo, a meno che non si chiami Leonardo Da Vinci? Ovvio! Chiede di poter fare un giro nel tunnel, un tour, un'ispezione, una bella passeggiata lontano dall'inquinamento cosmico, dalle radiazioni solari, dagli sbalzi di temperatura. E poi, vuoi mettere descrivere un cerchio perfetto di 27 km di circonferenza! Giotto stesso non fece di meglio...





“Aveva ordinato una limonata, ma non ne bevve un sorso; ogni tanto una celebrità attraversava il bar, mi scorgeva e mi faceva un cenno d'intesa; Vincent non vi prestava alcuna attenzione. Parlava senza guardarmi, senza nemmeno controllare che lo stessi ascoltando, con voce al tempo stesso ponderata e assente, un po' come se parlasse a un registratore o testimoniasse davanti a una commissione d'inchiesta. Via via che mi esponeva il suo progetto, presi coscienza che esso si scostava a poco a poco dall'idea iniziale, che diveniva sempre più ambizioso, e che mirava a ben altro che a testimoniare su quella che un autore enfatico del XX secolo aveva pensato bene di definire “condizione umana”. Mi fece notare che sull'umanità c'erano già numerose testimonianze, che concordavano nella loro constatazione penosa; l'argomento, insomma, era noto. Con calma, ma senza ritorno possibile, lasciava le rive umane per vogare verso l'altrove assoluto, dove non mi sentivo in grado di seguirlo, e probabilmente era il solo spazio in cui lui potesse respirare, forse la sua vita non aveva mai avuto altro obiettivo, ma allora era un obiettivo che avrebbe dovuto perseguire da solo; solo, del resto, lo era sempre stato.”
Daniel 1
[Michel Houellbecq, La possibilità di un'isola. 2005.]