Gianni Motti al Trofeo di Pittura Topolino.


Foto: Giacomo Cappelletti


GIANNI MOTTI al "Trofeo di pittura TOPOLINO"

Domenica 25 febbraio io e Stefano siamo sul treno che porta da Roma a Trento, c’è nebbia ma non fa freddo. Ore dodici, telefono alla Galleria Civica di Trento, 0461985511:
-Buongiorno signora, ho visto sul sito che oggi è prevista una performance di Gianni Motti nella vostra galleria, volevo avere informazioni più dettagliate…
-Guardi, non so nulla di preciso, qui in galleria non c’è nulla, il signor Motti però è in città, è appena uscito dalla galleria, andava in Piazza Duomo..
Ore 13, appena usciti dalla stazione ci dirigiamo verso il meeting point: il centro della piazza è transennato, ospita il “Trofeo di Pittura Topolino”, più di seicento bambini partecipano all’estemporanea, tema dell’opera: Topolino in Valsugana. Fuori dall’area transennata, in numero almeno doppio, un esercito di genitori armati di macchine fotografiche.
Del nostro artista non c’è traccia, nessun manifesto in giro, non uno stand, una conferenza stampa, un rinfresco, un curatore, un giornalista. Nessuno, a parte noi, che arriviamo appositamente da Roma, sembra sapere nulla. Parlo con qualche giornalista, sono tutti qui per Topolino. Le canzoni della Disney risuonano in tutta la piazza. Ci sono decine di videocamere e macchine fotografiche, ognuna insegue un figlioletto. Anche io ho la mia telecamerina, cammino nella piazza su e giù, mi guardo in giro e cerco con gli occhi tra la folla sperando di riconoscere quel volto che ho visto tante volte in fotografia e mai dal vivo. La situazione è divertente, immagino che come noi, invisibili ai miei occhi, debbano esserci altri cospiratori che si aggirano tra la gente in attesa di un qualche segnale, in cerca di quel volto.
Sono tante le immagini di Gianni Motti nella disponibilità di chi vuol fare una ricerca su di lui, nella maggior parte dei suoi lavori quella faccia seria e curiosa è parte integrante dell’opera. Difficile piuttosto è trovare pubblicata qualche fotografia in cui egli rida, parli o semplicemente sia con qualcun altro, nessuna sfumatura che lascia intravedere un’intimità. Quella faccia è un marchio, come lo è quella maglietta a bande larghe orizzontali bianche e blu. Come Topolino, Gianni Motti è praticamente in divisa, sempre uguale in tutte le sue apparizioni. Nessuno vedrà mai Topolino nudo.
Ed è esattamente così vestito che arriva da via Bellenzani, subito comincio a seguirlo con la camera mentre si aggira nella piazza tra la gente. Ha una piccola corte al seguito: due ragazzi con telecamera e treppiede e la curatrice Orietta Berlanda; immagino cerchino un posticino per fare un’intervista e così è. Io, che non potevo sperare in un’occasione migliore, con il permesso dei cameraman cerco di rubare un po’ di quella intervista. A cosa fatta mi presento e ci scambio due parole: è gentile e disponibile nonostante di fatto io lo stia intrattenendo nel bel mezzo di una performance; poi mi saluta.. Erano forse dieci anni che non mi capitava di fare il fan, da quando all’Ampollino ’96 o ’98 cercai di conoscere Dj Gruff, che non fu certo così gentile! Così continuo a seguirlo mentre si dirige verso l’ingresso del “Trofeo di Pittura Topolino”.

Il lavoro di un artista, in barba a tutti gli stereotipi, è soprattutto un lavoro di segreteria e diplomazia. Non so cosa abbia detto Motti agli organizzatori al varco d’ingresso del Premio Topolino, non so se si fossero già sentiti o visti prima d’ora, o se magari la Galleria Civica si fosse in precedenza preoccupata di socializzare in qualche modo con la manifestazione, fatto sta che dopo due minuti di pacifica conversazione il varco si apre. Io gli resto incollato dietro e, videocamera bene in vista imbuco al seguito del primo cameraman. La presentatrice annuncia la presenza straordinaria dell’artista Gianni Motti a supervisionare la gara. Ovviamente non ha la più pallida idea di chi sia l’ospite, né di quale sia il suo compito. Più tardi la sentirò commentare –É strano questo qui!- ad un suo vicino. E come darle torto. Con volto e camminata serissima Motti si muove qua e là tra le postazioni, avvicinandosi alle spalle dei piccoli artisti indifesi e ispezionando minuziosamente il loro lavoro, in qualche occasione sembra dare un consiglio, ogni tanto indica un qualche punto o dettaglio sul foglio, a volte si esprime in commento sempre senza fornire spiegazioni e senza sorridere –Fai una linea qui- o –mettici del verde qui-, poi così com’è venuto se ne va..
Qualche bambino scherza e sorride, gli altri, soprattutto quelli che non riescono ad incrociare lo sguardo dei genitori all’esterno, lo guardano perplessi o si bloccano intimiditi. Non sarà troppo severo questo maestro? Provo a mettermi dalla parte di un genitore che aspetta al di là delle transenne: ora c’è uno sconosciuto che si aggira per questa eccezionale comunità di ragazzini. Ma chi è? Per stare lì sarà uno dell’organizzazione! Ma che faccia seria che ha! Forse deve supervisionare artisticamente le opere, dare dei consigli ai bambini? Ma perché si avvicina così tanto? Ma così me lo spaventa! E poi chi sono quei due che gli stanno dietro con la videocamera? Riprendono lui o i bambini?
Così per tutta la durata dell’evento. Circa due ore.

Metti un campo transennato pieno di palloncini e di ragazzini delle scuole elementari che partecipano ad un’estemporanea di pittura. Metti che i bambini hanno lasciato la famiglia al di fuori delle transenne. Metti che indossano tutti una divisa fluorescente in modo da essere facilmente localizzati, senza il rischio che si perdano o scappino. Metti un imponente servizio d’ordine al quale è anche affidata la registrazione dei partecipanti. Metti dei grossi altoparlanti, che diffondono ininterrottamente tutte le ipnotiche canzoni della Disney, quelle responsabili dell’educazione di numerose generazioni di cittadini occidentali e non solo. Mettici infine il culto di un personaggio, di un’icona, di Topolino.
Risultato? Un centro di permanenza temporanea artistico. Un campo di concentramento a misura di bambino, finalizzato alla produzione di opere d’arte a contenuto di regime.
Quale occasione migliore? Abbiamo tutti gli apparati del controllo sociale schierati come in un modellino in miniatura della società occidentale contemporanea. È un ambiente estremamente favorevole al virus Motti, che vive e si moltiplica negli interstizi della società del controllo, ai margini della pianificazione statistica, eludendo qua e là gli apparati di sicurezza del sistema immunitario e propagandosi. Una spia rossa che si accende e si spegne qua e là per il mondo a diverse latitudini, che sembra voler mettere in guardia contro un pericolo latente, contro quella disfunzione dell’apparato del controllo sociale che abbiamo imparato a definire come “ipertrofia del sistema immunitario”, ovvero un eccesso nel dispiegamento delle forze di difesa che, in nome della protezione del corpo sociale, mette in pratica, di fatto, un attacco ancor più distruttivo di quanto lo sarebbe stato il realizzarsi della paventata minaccia da cui avrebbe dovuto difenderlo.
M. Rubino


L'intervento di Gianni Motti rientrava nella rassegna "Il teatro della vita"
a cura di: Sabine Folie, Jens Hoffmann, Carlos Jiménez, Jessica Morgan, Hanna Wróblewska, June Yap.
Gli altri artisti partecipanti sono:
Allora&Calzadilla, Lara Almarcegui, Cezary Bodzianowski, Anibal López, Aernout Mik, Gareth Moore, Gianni Motti, Roman Ondák, William Pope.L, Julita Wójcik, Mario Ybarra Jr., Ho Tzu Nyen, 0100101110101101.org.
Galleria civica d'arte contemporanea, Trento, 16 novembre 2006 - 25 febbraio 2007


Le interviste che seguono sono state effettuate proprio durante la performance appena raccontata. L'intervistatrice è la curatrice Orietta Berlanda.

Orietta Berlanda, interview with Gianni Motti during the performance "Trofeo di pittura Topolino".

www.workartonline.net